Brano: Di Vittorio, Giuseppe
Prestò servizio nei bersaglieri. Incoraggiato da un ufficiale, ignaro del suo passato politico, a iscriversi al corso allievi ufficiali, lo frequentò per 45 giorni finché, giunte nel frattempo le informazioni sul suo conto, venne mandato al fronte. Durante l'offensiva del 1916 Sull’Altipiano dei Sette Comuni nel Trentino, rimase gravemente ferito. Dopo la guarigione, venne internato come « sovversivo » prima a Roma, poi alla Maddalena e a Palermo e infine in un campo di Bardia, in Libia, dove conobbe . altri socialisti, tra cui Aladino Bibolotti, assieme ai quali venne liberato u[...]
[...]clamò immediatamente lo sciopero generale di protesta, ma le squadre fasciste, capeggiate da Giuseppe Caradonna, ne assaltarono e ne distrussero la sede, alla presenza della polizia complice e indifferente. Analoghe « spedizioni punitive » si susseguirono in tutti i centri delle Puglie; a Bari ebbero luogo vere e proprie battaglie. Mentre agli squadristi era assicurata l’impunità, contro i lavoratori vennero spiccati numerosi mandati di cattura. Di Vittorio riuscì in un primo tempo a sfuggire all’arresto, ma ai primi di aprile fu catturato e incarcerato a Lucera.
Il Partito socialista si offrì allora di metterlo in lista come candidato alle elezioni. Dopo qualche esitazione, dato che non era iscritto a quel partito (anche se era già iniziato il suo distacco dall’Unione Sindacale Italiana), Di Vittorio accettò la candidatura. Malgrado i brogli e le violenze fasciste (nel giorno delle elezioni, davanti a un seggio di Cerignola, 9 lavoratori caddero sotto il piombo degli squadristi) fu eletto deputato. La sua prima visita fu per Cerignola, sebbene ne fosse stato « bandito » dai fascisti e diffidato, sotto pena di morte, dal mettervi piede.
Nominato presidente del locale Comitato de\\'Alleanza del lavoro (v.), nel 1922 organizzò la celebrazione del primo maggio a Bari, ma nello
Giuseppe Di Vittorio nel 1914
stesso tempo promosse la costituzione dei gruppi locali degli Arditi del popol[...]
[...]violenze fasciste (nel giorno delle elezioni, davanti a un seggio di Cerignola, 9 lavoratori caddero sotto il piombo degli squadristi) fu eletto deputato. La sua prima visita fu per Cerignola, sebbene ne fosse stato « bandito » dai fascisti e diffidato, sotto pena di morte, dal mettervi piede.
Nominato presidente del locale Comitato de\\'Alleanza del lavoro (v.), nel 1922 organizzò la celebrazione del primo maggio a Bari, ma nello
Giuseppe Di Vittorio nel 1914
stesso tempo promosse la costituzione dei gruppi locali degli Arditi del popolo (v.).
Quell’anno segnò il momento di un ripensamento critico e del definitivo distacco di Di Vittorio dal sindacalismo rivoluzionario; la Camera del lavoro di Bari si staccò dall’U.S.I., pur motivando tale decisione non con ragioni ideologiche, ma solo con la necessità dell’unità dei lavoratori per la lotta contro il fascismo.
« Fu anche l'anno — scrive Mario Assennato — nel quale Di Vittorio venne a trovarsi organizzativamente isolato: dopo una lunga azione di progrediente legame tra il proletariato delle campagne e quello delle città, pur divenuto ormài la figura nella quale più si impersonava tutta la cruenta lotta delle masse a difesa delle libertà democratiche in Puglia, Di Vittorio nel 1922, non militante socialista e non più aderente aH'U.S.I., si trovava senza vincoli organizzativi formali con la classe operaia ».
Egli restava tuttavia il dirigente indiscusso dei lavoratori pugliesi. Il 31.7.1922 l’Alleanza proclamò lo sciopero generale nazionale; Caradonna mobilitò immediatamente le squadre fasciste che occuparono Andria e si accinsero ad attaccare Bari. Qui gli Arditi del popolo tennero saldamente il quartiere dove aveva sede la Camera del lavoro e ripetutamente respinsero gli squadristi nelle vie adiacenti. Di Vittorio, il tenente Aruzzolo e il giovane operaio L[...]
[...]nizzativi formali con la classe operaia ».
Egli restava tuttavia il dirigente indiscusso dei lavoratori pugliesi. Il 31.7.1922 l’Alleanza proclamò lo sciopero generale nazionale; Caradonna mobilitò immediatamente le squadre fasciste che occuparono Andria e si accinsero ad attaccare Bari. Qui gli Arditi del popolo tennero saldamente il quartiere dove aveva sede la Camera del lavoro e ripetutamente respinsero gli squadristi nelle vie adiacenti. Di Vittorio, il tenente Aruzzolo e il giovane operaio Luigi Ottolino, insieme a una quindicina di compagni, riuscirono a resistere per tutta la giornata. Tra le vittime della battaglia vi fu anche un ragazzo di 12 anni. Gli scontri continuarono nella città fino al 4 agosto. Lo sciopero, definito dalla Questura di Bari « sommossa sediziosa », portò alla
denuncia e all’arresto dei dirigenti e di numerosi membri deH’Alleanza del lavoro. Poiché Di Vittorio godeva dell'immunità parlamentare, nei suoi confronti fu chiesta l’autorizzazione a procedere.
Nel novembre 1922, dopo la marcia fascista su Roma, la Camera del lavoro di Bari fu chiusa d’autorità; giuntone a conoscenza, Di Vittorio ritornò dalla Capitale e la riaprì. Non appena nei quartieri di Bari vecchia si sparse la notizia, i lavoratori affluirono a centinaia alla Camera del lavoro, dove Di Vittorio si era installato con la moglie incinta e la figlia Bai dina.
I fascisti non tardarono a muovere all’attacco e allora una squadra di Arditi del popolo, comandata da L. Ottolino, si preparò a rispondere appostandosi all'imbocco della strada che porta a piazza Mercantile (oggi piazza Gramsci). Si sparò da una parte e dall'altra e i fascisti furono respinti. La notte stessa Anita Di Vittorio diede alla luce il figlio, cui venne messo il nome di Vindice. . L’indomani la Camera del lavoro venne occupata, ma non dai fascisti, bensì da reparti dell'esercito. Di Vittorio nel frattempo aveva lasciato la città.
Sotto la dittatura fascista
Forti pressioni furono esercitate su di lui perché aderisse ai sindacati fascisti, ma egli respinse sdegnosamente tali profferte. Quando, nel 1923, si costituì nel Partito socialista la frazione terzinternazionalista (v.) sostenitrice della fusione con i comunisti, Di Vittorio, superate le ultime riserve, vi partecipò e in quello stesso anno aderì al Partito comunista. Chiamato a far parte della Commissione agraria, con Ruggero Grieco promosse la costituzione dell'yAssoc/az/one nazionale dei contadini poveri e ne divenne segretario.
Rieletto deputato nel 1924, verso la fine del 1925 fu arrestato, malgrado l’immunità parlamentare, per la sua attività antifascista. Con lui fu arrestato Cesare Massini. Rilasciato nel giugno 1926, dopo la promulgazione delle leggi eccezionali fasciste del novembre dovette espatriare clandestinamente. Il 7.5.
1927 fu condannato in[...]